Un saggio una volta mi disse: “Non c’è niente di facile a questo mondo”. Quest’affermazione suona ancora più vera a Juba, capitale del Sud Sudan, dove anche le cose e le situazioni più semplici possono diventare complesse o addirittura pericolose.

L’inaugurazione del dispensario di Usratuna, ristrutturato grazie al progetto C.U.R.E., non è stata certo da meno.

“Manca solo il tetto”, le parole rassicuranti del mio predecessore durante il passaggio di consegne, lo scorso agosto. I materiali da costruzione usati in Sud Sudan, in particolare quelli di qualità medio-alta, di solito vengono importati dai Paesi limitrofi. Facile? Non ai tempi del covid… Le lamiere di quel tetto hanno tardato mesi ad arrivare dalla vicina Uganda. Poi le crepe nei muri che sono apparse a lavori ultimati, dopo le prime temperature elevate di dicembre e gennaio, riparate in tempi record prima dell’inaugurazione. Infine, l’agognata ricerca delle targhe commemorative da affiggere all’ingresso del dispensario, placche di ottone con inciso il nome del progetto e il simbolo del donor. Facile, no? Non se ordini placche in ottone pesante e ti consegnano plastica rivestita di fogli di alluminio; non se dici all’operaio che la targa appena fissata è storta e lui ti risponde che è il muro a non essere dritto.

Da ultimo ci si è messo il meteo. Con l’arrivo della stagione delle piogge è aumentato il rischio di un nubifragio in piena cerimonia inaugurativa. Già mi vedevo gli ospiti d’onore e tutto lo staff correre via verso un riparo, travolgendo sedie e festoni. Fango dovunque.2022 Juba inaugurazione PHCC Usratuna 74

Forse, però, le cose a Juba non sono facili perché continuiamo a interpretare la realtà che ci circonda secondo i nostri pre-concetti e modelli mentali, tendendo a dare per scontato quello che la nostra cultura e formazione ci ha abituato a ritenere come qualcosa di ovvio o di dovuto, senza fermarci a riflettere sul fatto che emettere una ricevuta, compilare un questionario a crocette o fissare una targa commemorativa non siano pratiche poi così diffuse e consolidate a queste latitudini.

Allora ci si accorge che il difficile non è tanto vivere insieme agli altri, quanto piuttosto sforzarsi di comprenderli.

Ha senso richiedere la ricevuta fiscale in un Paese in cui non c’è un sistema tributario efficace né il governo ha i mezzi per offrire servizi di base o pagare i dipendenti pubblici? Qual è l’utilità di sottoporre un questionario a crocette in inglese a una persona che a malapena sa leggere e scrivere in jubarabik? Che importanza può avere se la targa commemorativa è storta quando molti sud sudanesi vivono in catapecchie di lamiera? Insomma, è vero che il contesto a Juba non sia facile, ma è altrettanto vero che come espatriati a volte ce lo complichiamo da soli.

Di recente, un ragazzino con un cancro adenoide alla mandibola, già reso cieco dalla malattia, alla mia stupida domanda su come andasse, mi ha risposto: “La vita è ancora dentro di me”. Ed è proprio così, la vita scorre ancora nelle arterie del Sud Sudan, nonostante la guerra, le carestie, le inondazioni e la corruzione dei governanti. Il popolo sud sudanese non sarà allegro come ci si aspetta di solito dagli africani (altro pre-concetto), ma è un popolo fiero che resta in piedi davanti alle asperità. Come erano in piedi tutti i presenti durante la benedizione finale del rappresentante dell’Arcidiocesi, il giorno dell’inauguarazione. In piedi, a occhi serratamente chiusi, ci credevano veramente mentre pregavano per un Sud Sudan migliore e una vita un po’ più facile.

Persino Michael pregava. “La prossima volta farete un edificio così anche da noi?”. Michael è infermiere presso il piccolo dispensario di Mangateen, due container più la veranda, situato in prossimità di un campo sfollati interni alla periferia di Juba. Notando la mia esitazione, è scoppiato in una risata fragorosa, poi si è alzato e ha detto: “Tranquillo. Oggi dobbiamo festeggiare questo!”. Più tardi l’ho visto fare una cosa straordinaria. Stava per andarsene, quando hanno alzato il volume della musica. Allora ha smollato lo zaino per terra e si è messo a saltare, preso da un’estasi atavica, alzando le mani al cielo e dimenticando per un istante le difficoltà quotidiane a Juba.2022 Juba inaugurazione PHCC Usratuna 15

Il 20 Aprile 2022 il nuovo dispensario di Usratuna è stato inaugurato tra qualche spruzzo di pioggia – una benedizione per alcuni – discorsi, balli e cibo tradizionale. Le targhe erano leggermente storte, ma a nessuno è sembrato importare...

Francesco Mattioni, capo progetto CURE, Juba

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