Uno degli aspetti più significativi del prendere parte a questo progetto di Servizio Civile Universale è la vita a Pechino: una città immensa, interessante, in cui si sposano elementi molto distanti tra loro.

Sono partita dall’Italia senza conoscere molto di questo luogo né della lingua e della cultura che caratterizzano il Paese: a posteriori ritengo che sarebbe stato sicuramente meglio informarsi di più, ma tant’è! E ora mi ritrovo, dopo quattro mesi, a guardare i passetti fatti fino ad ora.

Ho conquistato un piccolo posticino, una specie di ombra, di aura, che ovunque vada, un po’ mi protegge, un po’ mi rassicura, un po’ mi diverte a scoprire cosa succederà avanzando.

mmexport1700725400189Non è stato per nulla facile: ho avuto uno shock culturale abbastanza forte e, tutt’ora, non sapere la lingua del Paese è uno svantaggio anche nella vita di tutti i giorni o semplicemente facendo la spesa (ho comprato un sacco di cose che pensavo fossero altro!), però se appena un po’ ci si mette d’impegno e d’ingegno, si trovano modi alternativi di comunicare.

Ritagliandomi quell’angolino di sicurezza, sono entrata in contatto con diverse realtà che si affacciano su questa immensa città (perché grande lo è davvero, probabilmente alle tante ore necessarie per spostarsi non mi ci abituerò). Ho conosciuto persone di almeno altre 30 nazionalità diverse, ho cucinato 191 cupcake, ho scoperto librerie incredibilmente belle, dormito in una Yurta (abitazione mobile adottata da molti popoli nomadi dell'Asia) nella provincia della Mongolia interna, visto delle mostre di illustrazione, chiacchierato del più e del meno con tantissime persone appartenenti alle più diverse realtà: dai commessi dei supermercati ai diplomatici, dai genitori dei bambini che frequentano il centro dove noi operiamo, ai funzionari della Croce Rossa, passando per gli interpreti delle ambasciate…

Quando ero piccola e immaginavo queste persone e questi enti, ai miei occhi di bambina vivevano tutti in costruzioni dallo stile pomposo, erano rigorosamente vestiti eleganti e soprattutto, irraggiungibili. Quando sono arrivata qui mi sono invece resa conto che questa è una realtà presente, soprattutto per chi si trova all’estero e così lontano da casa.

Sono persone molto interessanti, le cui vite si incrociano alla tua, ma con informazioni, supporto e tante indicazioni e suggerimenti per una permanenza il più piacevole possibile.

Sto vivendo questo periodo in Cina entrando non solo a contatto con la cultura di questo posto, ma anche conoscendo tutte le altre culture che si ritrovano intrecciate tra gli anelli di una delle metropoli più grandi del mondo e che, continuamente, si mischiano al luogo in cui vi abitano, per allontanarsi un po’ e rituffarcisi nuovamente.

Forse la più grande conquista e scoperta del mio stare qui è proprio questa.

Questo movimento fluido di persone, di nazioni, di facce, di accenti, di qualche parola in inglese, in cinese e in altre lingue, mescolate nello stesso discorso un po’ come, nella vita, si mescolano tutte queste diverse realtà e, a guardarle da fuori, non riconosci più ogni colore, ma diventa un arcobaleno in cui ognuno, nella sua diversità, è parte dello stesso grande mare.

Luna Bellotto, Casco Bianco SCU in Cina

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